Utilizzare mobile home progettate per il turismo open air per accogliere chi non ha più una casa. L’applicazione in un progetto tedesco dedicato ai rifugiati ucraini che parte dall’integrazione territoriale attuata grazie alla creazione di un quartiere residenziale di maxicaravan.

Nella cittadina di Waiblingen, in Germania, Crippaconcept sta partecipando ad un progetto di accoglienza ideato dall’italo tedesco Cav. Alfonso Fazio. Capogruppo al consiglio comunale della città di Waiblingen, vicesindaco onorario della Città, in alternativa ai container comuni, sta adottando proprio alcuni prodotti dell’azienda, per trovare una soluzione di comfort che assicuri una permanenza dignitosa e funzionale, anche se temporanea, all’interno della comunità ad un gruppo di rifugiati approdati nel borgo tedesco dopo la fuga dalla guerra.

Al momento, in partenza dall’Italia, sono dieci le maxi-caravan che creeranno un quartiere residenziale all’interno della cittadina tedesca per dare avvio ad un progetto di integrazione importante: i rifugiati, infatti, entreranno in contatto con i residenti grazie alla prossimità geografica dei propri alloggi, mentre ottengono assistenza nella ricerca di un lavoro e di una casa permanente.

Le persone che vengono accolte in situazioni di crisi, devono essere messe in condizione di crearsi dei network sociali dignitosi per potersi integrare – dice Sergio Redaelli CEO Crippaconcept, che ha seguito il progetto – Gli alloggi sono spesso in container, isolati dai quartieri urbani; questo progetto invece mira a portare i rifugiati a stretto contatto con persone che altrimenti avrebbero potuto incontrare o conoscere solo occasionalmente”. E, continua: “Non è solo una mobile home. È più profondo, è condividere e vivere insieme.”

Con una dimensione di circa 40 metri quadrati, senza consumo di suolo, senza la necessità di un permesso di costruzione tradizionale, senza fondazioni, la maxi-caravan è abbastanza grande per una famiglia di 4-5 persone.

In questo progetto i rifugiati ucraini accettano di mantenere la mobile home per il tempo necessario per una fissa dimora o il rimpatrio. Il Cav. Alfonso Fazio ed il Comune di Waiblingen organizzano e sostengono finanziariamente il programma, fino al tempo in cui il complesso residenziale sarà smantellato o ricollocato per altre necessità emergenziali. I rifugiati dovrebbero rimanere circa sei mesi; se non saranno pronti a partire a quel punto, potranno restare, oppure un’altra famiglia potrà prendere il loro posto.

Mentre i rifugiati vivono nella mobile home, potranno anche avere supporto dagli assistenti sociali per trovare lavoro e un appartamento, ottenendo al contempo sostegno finanziario e assistenza sanitaria. Oltre a questo, riceveranno anche supporto di socialità dai loro vicini. “Quando vivi a contatto con la comunità locale, qualcuno cercherà di aiutarti a trovare lavoro o semplicemente a trovare il tuo posto nella comunità, con i tuoi figli – dice Sergio Redaelli – “Sono sicuro che sia decisamente meglio per il benessere delle persone, soprattutto così duramente provate“.

Le maxi-caravan sono progettate con materiali naturali, riciclati e riciclabili e possono essere integrate nell’ambiente per crearne una mitigazione paesaggisticamente irrilevante.

Il progetto Comune di Waiblingen inizierà questo mese non appena arriveranno le mobile home che sono prodotte in Italia e consegnate pronte all’uso. L’agenzia territoriale di assistenza sociale che collabora al progetto del Comune aiuterà ad accogliere i primi rifugiati.

Questo progetto può sicuramente essere un volano per altri del genere, e rappresenta un buon esempio di applicazione fuori dall’ambito abituale del camping“, afferma Redaelli. “Ci auguriamo che anche altri comuni, sia in Germania che in Italia, possano trovare valida questa iniziativa e prenderne spunto“.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che attualmente ci siano milioni di persone richiedenti asilo, quindi la necessità di abitazioni aumenterà. Se il modello Waiblingen – Fazio funziona, ci potrebbe essere l’opportunità di innovare i modelli di accoglienza anche in Italia con progetti open air ad-hoc, senza consumo di suolo, sostenibili e dignitosi, che si possano replicare per altre situazioni d’emergenza notoriamente irrisolte.